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Bipolare

Collettiva

La Collettiva Bipolare rappresenta il frutto del confronto artistico tra menti creative che, a due a due, mettono a nudo la realtà e l’esistenza attraverso la rappresentazione dicotomica dei suoi opposti e delle contraddizioni che ne arricchiscono i significati. Il risultato artistico dell’esposizione sembra un gioco d’equilibrio tra tensioni e controtendenze luminose che si accavallano e galoppano nell’anima, fino all’espansione dell’emotività dinanzi alla rappresentazione della realtà del “doppio”. Il “viaggio Bipolare” inizia per effetto dell’allestimento contraddistinto dalla separazione, prima materiale e poi emotiva, dello spazio fisico in due sezioni: luce ed ombra. Il coinvolgimento sensoriale prosegue caratterizzando le dimensioni dello spazio espositivo; si accompagna, così, lo spettatore sui sentieri di dualità significative. La Collettiva Bipolare si rivela come un maxi schermo per il racconto dell’inevitabile storia di controforze a cui l’umanità intera, per natura, non si sottrae. Questo viaggio assume il fascino della verità, perché l'uomo e la natura stessa sono bipolari.  Il giorno e la notte, l'estate e l'inverno, l'infanzia e la vecchiaia trascorrono fra infinite variazioni dell'umore, fra grandi gioie ed esaltazioni, grandi dolori ed abbattimenti, angeli candidi e angeli neri. Tutto sommato, senza timori o grandi esaltazioni, senza sorrisi o immensi dolori, vivremmo forse come su una terra senz’acqua. In tal senso, il prodotto artistico della Collettiva Bipolare rappresenta un segnale di congiunzione tra una necessità artistica di “coinvolgimento” e la costruzione di uno spazio scenico volto all’adattamento tridimensionale; le opere si espandono, dal loro spazio prossimo a dimensioni multisensoriali. L’arte, in questo caso, travalica le proprie dimensioni fino alla soggettività percettiva, come in una congiunzione tra arti e follia sociale, motivo persistente nella nostra cultura. Un “eterno ritorno” all’essere primario, alla comprensione dell’opera d’arte come unicum soggettivo, solo dopo l’attraversamento delle “terre di mezzo” costruite sulle separazioni della modernità.

 

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